La produzione di RRH a volte passa per la commissione artistica e credo sia giusto affrontare questo argomento in maniera seria e approfondita.
Quando vengo contattata per discutere di una commissione, normalmente tramite web o social, spesso non conosco l’altra persona, non so nulla di lui/lei; poi spesso mi chiedono di dipingere qualcosa da regalare, come nel caso di questo quadro, e chiaramente diventa complicato poiché ci devo mettere dentro qualcosa di più rispetto al solito.
Ed entra in gioco quindi l’empatia.
Il committente mi richiede un soggetto o un tema ed io, per svilupparlo, necessito di entrare nella mente di questa persona per creare un’atmosfera.
Iniziamo quindi a parlare di arte, di musica, di esperienze, parliamo di tante cose e, se entriamo in sintonia e comincio a crearmi un immaginario condiviso, decido se potrò o meno soddisfare le aspettative perché a me piace mettere nei quadri le storie e le emozioni mie e di chi ha richiesto l’opera.
Non è facile e a volte decido che non sono la persona adatta: penso sia una grande forma di rispetto a volte anche rifiutare e indirizzare a chi, secondo me, potrebbe soddisfare la richiesta in maniera migliore.
Nel caso di questo quadro il feeling c’è stato da subito.
La storia che ci sta dietro, per rispetto della committenza e della terza persona a cui alla fine è stato regalato, ovviamente non ve la racconto: è una storia di emozioni personali e terrò per me il suo concepimento creativo; ma, mentre lui parlava e raccontava la sua storia, la mia mente ha creato una serie di immagini e di sensazioni che mi hanno portato a creare questo soggetto.
Questo è il mio modo di lavorare con le opere in commissione: dentro ci puoi trovare me, ma anche “altro”, e credo sia bellissimo creare una sincronia mentale con persone che spesso non conosco.