La mia personale reinterpretazione in vero stile RRH dell’opera “l’isola dei morti” (Die Toteninsel) di Arnold Böcklin
Da tempo meditavo di proporre una mia reinterpretazione di questo quadro, di cui l’autore stesso produsse varie versioni.
In un primo momento avevo pensato ad una citazione e avevo abbozzato l’isola sull’orizzonte di un mare nero: volevo che stesse lì, che rappresentasse un punto di arrivo, una meta per qualcuno che in primo piano si sarebbe lentamente avvicinato su di una barca; ma più sbozzavo, più l’isola cresceva, non riuscivo a centrare la dimensione e cresceva e cresceva.
Quando finalmente mi ritenni soddisfatta, non mi ero accorta che si era presa tutta la tavola e, come è mia usanza, ho lasciato comandare lei e da citazione è divenuta tributo.
La mia “Die Toteninsel” – mi piace chiamarla con il suo nome in lingua originale – troneggia possente in mezzo al mare nero che riflette un cielo rosso e nuvoloso, come se a breve stesse per piovere sangue; la pietra grigia della roccia, però, si rifiuta di accettare quel riflesso e mantiene il suo freddo bagliore ultraterreno.
I muraglioni grigi di roccia accerchiano una fitta boscaglia di cipressi più scuri del normale: loro non riflettono la luce, ma l’assorbono e si ergono ritti e giudicanti.
Rappresentano l’elemento che da sempre ha sempre rapito il mio occhio: il buio, l’ignoto.
L’isola appare tetra e inquietante anche per un altro particolare: l’edera rossa rampicante che sembra brancarla come un parassita venuto da chissà dove e questa è una citazione da “La Guerra dei Mondi” di H.G. Wells che da poco avevo riletto.
Quel rampicante mi impressiona da sempre, è una specie di “Morte Rossa” se ci pensate.
Lo si vede spesso lungo i muri delle case abbandonate o aggrovigliato ad alberi morti e pali della luce, soffoca le rive infestate dai rovi tingendo la collina di quell’anomalo rosso e grigio secco che mi fa pensare all’imminente arrivo dell’inverno.
Böcklin era ossessionato dal tema “Isola dei Morti” al punto che la dipinse ben 5 volte.
La prima versione pare si intitolasse “Un posto tranquillo”, poi cambiò il titolo.
In effetti quello che trasmette l’Isola del pittore tedesco a una sensazione di tranquillità inquieta, quel soggetto alle mie orecchie non “suona” quando lo guardo, sento solo il silenzio e ogni tanto abbiamo tutti bisogno di silenzio, ecco perché mi piace.
Calma, silenzio. Anche la mia versione non riesco ad abbinarla ad uno stato d’animo musicale, ma mentre Böcklin mi comunica tranquillità, calma e silenzio, la mia mi comunica una silenziosa inquietudine, un presagio…
In questi giorni il quadro sarà verniciato e incorniciato e sarà finalmente pronto per partire.
Misurarmi con i temi classici mi è piaciuto e credo che non passerà molto tempo prima del prossimo tributo.
Avete suggerimenti?
Quale quadro vi piacerebbe vedere reinterpretato in stile RRH?